Muscle Movies #5 - Sangraal - la spada di fuoco (1982)

L'uscita sul grande schermo di "Conan il barbaro" (1981) fa rinascere il genere peplum dopo quindici anni, ma al tempo stesso segna un punto di rottura con i film del passato dello stesso genere, per almeno tre motivi.
In primo luogo, il protagonista non è più un eroe che mette la sua forza al servizio dei più deboli, come un Ercole, un Maciste, un Ursus o un Sansone del passato, ma un barbaro egoista e violento, guidato per tutta la sua vita soltanto dal desiderio di vendetta verso un uomo che ha ucciso i suoi genitori e la sua gente.
Inoltre, la storia non si colloca più in un luogo o in un tempo preciso, a differenza dei peplum degli anni '60 ambientati a Roma, nell'Ellade antica, o in altre località dell'Asia Minore. Questo fattore consentirà alle produzioni dell'epoca di utilizzare soltanto la fantasia, senza la necessità di documentarsi sulla mitologia o sulla storia di alcune civiltà, anche se, a dire il vero, non tutti i peplum degli anni '60 erano sempre accuratissimi...
Infine, l'evoluzione del body-building nel decennio precedente permette di portare sullo schermo personaggi ben più massicci dei protagonisti dei peplum del filone precedente, con dei veri pesi massimi come Arnold Schwarzengger, Lou Ferrigno e i fratelli Peter e David Paul, tutti con un peso ben al di sopra del quintale.
Con queste nuove regole da seguire, e con il desiderio di raggiungere, o anche solo avvicinarsi, agli incassi di un colossal come "Conan il barbaro", i cloni nostrani della pellicola con Schwarzenegger non tardano ad arrivare. Tra queste, una trilogia di film che hanno per protagonisti Pietro Torrisi e Sabrina Siani. Mentre si può tralasciare "Gunan il guerriero" (1982), creato in fretta e furia per cavalcare l'onda di Conan (del resto, il nome è praticamente identico), gli altri due film sono più curati. Degno di nota il fatto che è proprio Sabrina Siani ad interpretare "Il trono di fuoco" (1983), il primo film del genere con una protagonista femminile, due anni prima di "Red Sonja" (1985). A mio avviso, il migliore dei tre film è "Sangraal - la spada di fuoco" (1982).

Una delle locandine del film. 
In basso, la scena dell'assalto al villaggio.
In alto, una disegno che non ha nulla a che fare con il film.
Sangraal - la spada di fuoco (1982)

Regia: Michael E. Lemick (Michele Massimo Tarantini)

Soggetto: Michele Massimo Tarantini

Sceneggiatura: Pietro Regnoli

Paese: Italia

Durata: 85 minuti

Sangraal (Pietro Torrisi alias Peter McCoy) è il figlio di Ator, re del popolo delle pianure. Per sua sfortuna, la madre lo dà alla luce proprio mentre la sua gente viene assalita da un'orda di barbari assassini: gli uomini del freddo guidati dal malvagio Krotar. La vecchia nutrice che assiste al parto riesce però ad avvolgerlo nelle fasce e a metterlo in salvo. Il bambino non conoscerà mai i propri genitori.

Sangraal e Lenne osservano compiaciuti
la terra che hanno appena raggiunto.
Diversi anni più tardi Sangraal, alla guida dei pochissimi superstiti del suo popolo, gira per il mondo alla ricerca di una terra promessa, dove poter vivere in pace, accompagnato dalla sua compagna Lenne (Sabrina Siani). Stremati da mille fatiche, assetati e sfiduciati, gli uomini al seguito di Sangraal trovano infine la terra che fa per loro, anche se si accorgono che in realtà è abitata da un gruppo di pastori che, proprio in quel momento, sono assaliti da un gruppo di uomini armati. Sangraal e i suoi uomini riescono a mettere in fuga gli assalitori e salvare Ati (Yvonne Fraschetti), la figlia del patriarca del villaggio Belem (Luciano Rossi). Per ringraziarli del loro gesto, Belem gli chiede di unirsi al loro villaggio.

Gli assalitori sono in realtà dei sacerdoti del popolo guidato dal malvagio Nantuk (Mario Novelli), adoratori della dea del fuoco e della morte Rani (Xiomara Rodriguez), la quale si manifesta fisicamente in occasione di sacrifici umani. Rani è sdegnata per la morte dei suoi sacerdoti, e impone a Nantuk di attaccare il villaggio in cui si sono stabiliti Sangraal e la sua gente, altrimenti sarà lo stesso Nantuk a pagare con la sua vita.

Legato su una croce di Sant'Andrea per assistere impotente al massacro
del villaggio, Sangraal viene liberato da Ati.
Fotografia di scena per l'edizione tedesca dal film.
Gli uomini di Nantuk a cavallo giungono nel villaggio, annunciandosi con i loro tamburi da battaglia. Sangraal viene catturato e crocifisso su un'altura, costretto a vedere l'orrendo spettacolo del villaggio raso al suolo e dato alle fiamme. Lenne, che fino a quel momento era riuscita a difendersi con la sua spada, viene infine assalita dalla dea Rani, che si materializza a cavallo in mezzo al fuoco, nell'impeto della battaglia. Sarà lei a trafiggere con una lancia Lenne, mentre Sangraal sviene sulla croce. Ma grazie al provvidenziale aiuto di Wang (Hal Yamanouchi), uno sconosciuto arciere proveniente dalla terra del sol levante e ad Ati, che è riuscita a scappare dal villaggio senza farsi vedere, Sangraal viene liberato dalla croce e messo in salvo. Il trio dovrà così intraprendere diverse peripezie per scontrarsi di nuovo con Nantuk e la dea Rani.

Lenne riesce a difendersi prima dell'arrivo di Rani.
La storia avrebbe potuto essere più originale: nella trama, le somiglianze con "Conan il barbaro" sono infatti moltissime, tra cui l'assalto al villaggio (qui ce ne sono addirittura due), i protagonisti che formano un trio, il nemico che è dedito a un culto in cui è necessario fare sacrifici umani, ed altro ancora. Risulta pesantissimo il lungo discorso iniziale della voce fuori campo, anch'esso chiaramente ispirato all'introduzione di "Conan", sebbene qui sia lungo quasi cinque minuti. Del tutto fuori luogo sono alcune inquadrature "sexy" di Yvonne Fraschetti in occasione della caduta in acqua: la scena è stata girata alle Cascate di Monte Gelato.

Una curiosità: la scena dell'assalto al villaggio da parte di Nantuk venne sfruttata, seppure tagliata e con alcune inquadrature differenti, nel film "Il trono di fuoco".
Rani, in preda a risate incrollabili, trafigge Lenne con una lancia.

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